E’ questa una cappella di cui s’ignora il movente e l’epoca dell’erezione, ed anche la provenienza degli antichi affreschi di cui era dotata. Il solo dato certo di cui siamo a conoscenza, è il titolo plurimo dell’invocazione sotto al quale fu posto l’oratorio, ossia: dell’Immacolata Concezione, di S. Giuseppe e di Francesco da Paola.
L’oratorio fu certamente tra i primi sorti nel territorio di Formigine; di proprietà privata ma di pubblico uso e caro alla gente del luogo.
Situato sul lato est della strada Giardini tra le vie Valdrighi e S. Onofrio, vi si accedeva tramite un pedagno costruito sul canale di Formigine, remotamente in legno ed ultimamente in cotto. Il prato che l’ospitava, tra fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento era un benefizio goduto dai Canonici Laureati del Duomo di Modena.
Al suo interno un affresco diviso in quattro campi verticali, raffigurava da sinistra verso destra S. Francesco da Paola, S. Giuseppe, la Vergine col Bambino, ed il Cristo crocefisso prima della deposizione, che Adolfo Venturi reputò di scuola emiliana, risalenti al XV e forse XIV secolo, Non ci è dato sapere se queste pitture fossero originarie della cappella. Oppure in essa traslate dalla chiesa parrocchiale dirupata entro le mura della Rocca feudale. Volgarmente l’oratorio fu detto del “Follo”, perché situato poco al di sotto della cartiera locale. In seguito venne chiamato del Cristo, in relazione appunto ad uno dei dipinti interni che l’ornavano.
Narra lo studioso di cose patrie Giuseppe Campori, che nella seconda metà del Cinquecento, due sgherri mandati da Marco Pio – Signore di Sassuolo e di Formigine – assalirono il Canonico formiginese don Giovanni Mazzanti mentre passeggiava leggendo il breviario, com’era solito fare prima del crepuscolo lungo il tratto di strada davanti a questo oratorio, bastonandolo pesantemente senza pietà. Il motivo dell’aggressione stava nel fatto che il sacerdote era deciso a celebrare il matrimonio di due giovani contro il volere del feudatario, risoluto invece a valersi arrogantemente del diritto feudale di “prime noctis” con la sposa. La vicenda – degna di nota – è analoga a quella nella quale il Manzoni ambientò i Promessi sposi, mezzo secolo dopo e in altro luogo. Ultimamente i proprietari dell’oratorio del Cristo signori Ferrarini, cedettero l’area con annessi e connessi. I nuovi acquirenti demolirono l’antica cappella e ne’eressero un’altra nello stesso luogo in stile moderno. Più minuta e spoglia delle memorabili vestigia pittoriche, testimonianza concreta d’una piccola parte di storia del luogo.
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