Oratorio Madonna del Ponte

Meglio conosciuto sotto il nome di S. Pietro Martire dal nome della Confraternita che vi officiava e vi ha sede fu eretto quale semplice oratorio nel 1510 per voto; alla Beata Vergine, dopo il saccheggio subito dai formiginesi l’anno stesso, ad opera degli eserciti Estense, dei Pio e di Papa Giulio II° Della Rovere, in guerra per il dominio dei Castelli d’oltre Panaro.
La Confraternita di S. Pietro Martire – sorta nel 1570 per l’Archivio parrocchiale e nel 1565 per quello del sodalizio religioso – acquistò l’oratorio e vi si trasferì nel 1581. Originariamente ebbe il prospetto rivolto alla Piazza, poi alla strada. Fu ampliato in vari fasi e diverse epoche a cominciare dal 1617, sino a divenire una vera chiesa sussidiaria della parrocchiale, Sopperendo alla vacanza di questa nel 1730 e nel 1945 durante i lavori di riedificazione totale parziale.

S’arricchì la Confraternita di molti e consistenti legati pii e di beneficenza, (Cozza, Piacentini, Gatti, Borghi ed altri), la disponibilità dei quali permise di ornare la chiesa con autentiche opere artistiche.
Nel 1648 la chiesa accolse le ossa di S. Curio, donatele dal Cardinale Vicario di Papa Innocenzo X Maria Ginetti, nell’altare all’uopo predisposto di S. Giovanni Battista.
Gli ampliamenti eseguiti all’edificio, portarono all’incorporo di un antichissimo affresco murale del Trecento, dipinto nel muro del casello posto a lato del Ponte Levatoio sulla fosse castellane. L’immagine raffigurante la Vergine Maria e a cagione del luogo di collocazione, fu sempre detta “Madonna del Ponte”.
L’annessione dell’immagine sacra all’interno del tempio, rafforzò il titolo dell’invocazione a Maria, comunemente detta di S. Pietro Martire dal volgo, in funzione dell’omonima Confraternita che ne deteneva il possesso.
La compagnia religiosa ornò la facciata dell’oratorio, (ufficialmente fu sempre considerata oratorio, anche dopo essere divenuta chiesa), con una statua in bronzo della Vergine a grandezza quasi naturale, censita quale monumento nazionale dalla Sovraintendenza alle opere d’arte.
Eseguita nel 1645 dalla ditta Morenghi di Reggio Emilia, la statua venne fusa su un calco attribuito al noto artista Prospero Clementi, all’epoca già da tempo scomparso.