L’Oratorio Sant’Antonio

L’oratorio della Stradella posto sotto L’invocazione di Sant’Antonio da Padova, fa parte degli otto oratori pubblici che remotamente esistevano nella parrocchia di Formigine, nonostante sia sempre stato di proprietà privata. Esso ha dato il nome al luogo dove è sorto, che anticamente era denominato “Villa Stradella”. Nel testamento oleografo del sacerdote Don Francesco Ghirelli del 1723, ricevuto a rogito dal notaio modenese Nicolò Caula nel gennaio del 1732, il testatore stabilisce una rendita in dotazione al detto Oratorio – che dichiara essere di sua proprietà – ordinando inoltre che il quadro rappresentante la Vergine e S. Antonio da Padova, dipinto da Sigismondo Caula, resti in perpetuo nella nominata cappella.

La costruzione (o riscostruzione) dell’Oratorio di S.Antonio, è da ritenersi avvenuta tra il 1680 ed il 1710 all’incirca, in riferimento ai dati contenuti nel testamento di Don Ghirelli. In una memoria scritta di “manu propria” e depositata presso l’Archivio parrocchiale di Formigine, il locale arciprete don Scipione Zavarisi afferma che di commissione del Vescovo di Modena conte Alessandro Rangoni, il giorno 26 agosto del 1631 benedisse una cappella posta alla Stradella nel mezzo della strada, con due braccia di terra intorno per seppellirvi li morti di contagio. Sembrerebbe dunque che la cappellina descritta, esistesse già da tempo e sia stata consacrata nel 1631. Ma è lecito avvertire qualche dubbio in proposito, perché a distanza di soli 200 metri più a sud sul ciglio della stessa via Stradella, v’era un altro oratorio posto sotto l’invocazione dell’Immacolata Concezione e precisamente presso la casa ora Santunioni detti Rubbiani, la qual cappellina rovinò nello scorcio dell’Ottocento e non venne più riedificata. L’affermazione di don Zavarisi però,”… posta nel mezo della strada…”, predispone a credere trattarsi dell’oratorio di S. Antonio, che fatiscente, sia stato posteriormente riedificato. Anche perché dalla seconda metà del Seicento, esisteva uno stradello che transitava da ovest verso est, che partendo dall’attuale oratorio di S. Giuseppe, metteva capo alla Stradella sboccando nei pressi della cappellina di S. Antonio, ma il dubbio rimane a scapito della certezza. L’Oratorio di S. Antonio, dopo la scomparsa di don F. Ghirelli, passò sotto l’amministrazione dell’omonima Opera Pia, di cui era stato nominato beneficiario il Rettorato della chiesa di S. Giorgio di Modena. Questa doveva provvedere alla manutenzione dell’oratorio, dei paramenti, arredi sacri e pagare l’elemosina di una Messa, da celebrarsi ogni domenica e ricorrenza festiva nella cappella di S. Antonio della Stradella. Durante il periodo Napoleonico, vennero assorbite dallo stato tutte le rendite ecclesiastiche che non fossero di pubblica beneficenza. Così anche L’Opera Ghirelli subì questo trattamento e l’oratorio di S. Antonio restò privo della dote di rendita, occorrente per celebrarvi le funzioni religiose. L’Oratorio fu preso in carico dagli abitanti del luogo, che ne curano tutt’ora la manutenzione e vi fanno celebrare le funzioni religiose a loro spese, le quali vi si svolgono in specifiche occasioni dell’anno. Un’ultima nota di rilievo c’informa inoltre, che l’interno della chiesuola venne dipinto nel 1943-44 dal concittadino Fernando Morselli (senior), del quale restano ancor visibili le pitture del soffitto a volta. La recente pulitura delle pareti eseguita di recente, è stata fatto a ricalco su quella del Morselli, rispettandone le tinte e i motivi, tanto da meritare un riconoscimento di lode all’indirizo degli esecutori.